Biologia della gentilezza by Immaculata De Vivo & Daniel Lumera

Biologia della gentilezza by Immaculata De Vivo & Daniel Lumera

autore:Immaculata De Vivo & Daniel Lumera [Vivo, Immaculata De & Lumera, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-04-29T12:00:00+00:00


Quest’azione benefica è stata osservata non solo in soggetti sani e di corporatura normale, ma anche in soggetti affetti da obesità. Nel 2019 una ricerca dell’Università di Taiwan in collaborazione con la Harvard Medical School ha analizzato l’effetto dell’attività fisica su un campione di 18.424 individui fra i 30 e i 70 anni d’età. I livelli di obesità dei partecipanti sono stati misurati attraverso cinque indicatori: indice di massa corporea, percentuale di grasso corporeo, circonferenza della vita, circonferenza dei fianchi e rapporto vita-fianchi. Lo scopo era quello di capire se una predisposizione genetica all’obesità può essere mitigata dall’attività fisica e quali esercizi in particolare si rivelano più efficaci. Nel complesso, svolgere una regolare attività fisica si è dimostrato valido nell’attenuare le predisposizioni genetiche nei confronti dei primi quattro indicatori di obesità. Particolare efficacia ha dimostrato il jogging, seguito dall’arrampicata in montagna e da attività come camminare, danzare e fare lunghe sessioni di yoga. La conclusione dello studio è che una regolare attività fisica può avere un maggior impatto benefico proprio nei confronti di chi è geneticamente predisposto all’obesità.

Altre evidenze scientifiche vengono dal ricco filone del Nurses’ Health Study della Harvard Medical School, che negli anni ha analizzato vari aspetti dell’attività fisica legati allo stato di salute delle donne. È stato indagato ad esempio il collegamento fra l’intensità dell’esercizio fisico e la prevenzione di malattie coronariche. Secondo le statistiche l’attività maggiormente svolta dalle donne americane è la camminata, mentre una percentuale minore si dedica a sessioni di allenamento più intensive. Dallo studio è emerso che il rischio di patologie cardiache risulta ridotto in percentuali molto simili sia fra coloro che effettuano camminate a passo svelto per almeno tre ore a settimana, sia tra coloro che svolgono attività intensiva per almeno un’ora e mezzo a settimana. In entrambi i gruppi si è riscontrata una riduzione del rischio pari al 30-40% rispetto a donne sedentarie.

La stessa indagine è stata condotta anche in riferimento al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e ha confermato i risultati di ricerche precedenti, dimostrando allo stesso tempo che non è necessario svolgere un esercizio particolarmente intenso per ottenere questo effetto protettivo. Perfino un leggero incremento nel proprio livello di attività motoria, come semplicemente camminare rispetto a essere sedentari, è sufficiente ad abbassare il rischio anche nelle donne che non hanno mai fatto sport in tutta la loro vita. L’impatto è paragonabile a quello dell’aerobica o della corsa, cioè circa il 40% in meno di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2. Un’ottima notizia per le persone troppo pigre per avventurarsi in sessioni di allenamento sfiancanti ma abbastanza motivate a migliorare la propria salute da accettare l’impegno di camminare per almeno tre ore a settimana. Sembra un tipo di sforzo ragionevole a fronte di un beneficio così importante come allontanare in percentuali notevoli il rischio di ammalarsi di gravi disturbi cronici.

Anche il cancro è stato osservato nelle sue possibili interazioni con l’attività motoria. In particolare si è indagato il cancro al seno, che è legato ai livelli di estrogeno, un ormone che viene ridotto dall’esercizio fisico.



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